La gestione del servizio sociale nella Società della salute di Pisa e il problema più generale della reinternalizzazione dei servizi previsti tra i livelli essenziali di assistenza sociale sono al centro di una mozione dei consiglieri Paolo Sarti e Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) insieme alla consigliera Monica Pecori (Gruppo misto-Toscana per tutti). La mozione impegna la Giunta ad avviare un monitoraggio del servizio sociale professionale nelle zone/distretto e nelle Società della salute, con attenzione particolare alla normativa che regola i rapporti tra cooperative/società in appalto e committenza pubblica. La Giunta dovrà inoltre valutare, in prospettiva, forme di internalizzazione del servizio sociale professionale, prevedendo nelle procedure concorsuali forme di tutela per i lavoratori in appalto, come il riconoscimento formale degli anni prestati nel servizio pubblico.

Come illustrato in Consiglio da Sarti, storicamente i comuni della zona/distretto pisana hanno delegato all’Azienda sanitaria locale di riferimento l’esercizio e la gestione dei servizi socio-assistenziali e non hanno previsto nelle loro piante organiche sufficienti posizioni di assistente sociale. Non sono mai stati banditi, infatti, concorsi per la loro assunzione diretta. L’azienda sanitaria Ausl 5 (l’Asl di Pisa, ora confluita nell’Azienda sanitaria Toscana Nord Ovest), per coprire il fabbisogno sociale territoriale, aveva delegato alla Cooperativa Agape una buona parte dei relativi servizi e dal 1996, per circa venti anni, gli operatori della cooperativa hanno svolto le stesse funzioni degli operatori assunti dall’Azienda sanitaria locale. Una situazione che si poneva in contrasto con la normativa nazionale sugli appalti in quanto le assistenti sociali della cooperativa sono state coordinate gerarchicamente dagli stessi livelli di direzione delle colleghe dipendenti pubbliche. Nel 2016, a fronte della palese irregolarità, Estar ha bandito una gara, che prevedeva l’impiego di 35 assistenti sociali per la zona pisana, la Valdera e la Val di Cecina, distinguendo il settore socio-assistenziale, oggetto del bando, da quello socio-sanitario, gestito invece da personale pubblico. Il servizio di assistenza sociale dei comuni risulta così gestito da operatori che svolgono lo stesso lavoro, ma con salari e condizioni contrattuali molto differenti.

L’Aula di palazzo del Pegaso ha approvato la mozione, emendata dalla consigliera Alessandra Nardini (Pd), con la richiesta di invito all’esecutivo regionale di “attivare un percorso di studio di fattibilità”.


Prato: “Soffici e Carena. Etica e natura” da sabato 26 ottobre al Museo Soffici e del ‘900 italiano

Bruno Canino, 60 anni di carriera e due concerti con l’Orchestra da Camera Fiorentina